mercoledì 10 ottobre 2007

Foto d'Epoca: Piazza Marina



Piazza Marina, 1928

Piazza Marina, 2007

Il Giro ad Ischia

Nel 1959 il Giro ciclistico d’Italia ebbe ad Ischia il suo avvio con una tappa a cronometro lungo il difficile circuito isolano, dove il pur noto ed esperto in gare contro il tempo Jacques Anquetil non riuscì ad imporsi. La vittoria fu del palermitano e sorprendente Antonino Catalano. Positivi furono i commenti della stampa su questa nuova esperienza.

Un posto tranquillo

Il Cummenda scese dal vaporetto e attraversò a piedi la piazzetta del Porto. Sapeva dove andare, c'era già stato una volta. Sai, una di quelle volte che non dimentichi. Cercava un Locus Amoenus, un posto tranquillo. Il cinema, non sembra, ma il cinema toglie molte energie. Si sorprese spesso a pensare a quell'isola lontana da Milano, e così diversa, un'isola che respirava, adatta alla sua anima. Il Cummenda si fermò a Lacco, in quella parte di isola che sembra un palcoscenico, con la costa ad anfiteatro. Si fermò per restare. Per costruire una cosa che si chiama "turismo". Si mise a camminare verso Piazza S. Restituta, superò il municipio e voltò a destra. Lì, disse, lì avrebbe costruito il suo albergo, elegante, come Lacco Ameno, di gusto un pò retrò. Non sapeva il Cummenda che Lacco Ameno respirava davvero, e che il fenomeno del bradisismo lì era più evidente che altrove. Il Fungo, in mezzo al mare, una volta veniva chiamato "lo scoglio della triglia", secondo i racconti dei vecchi pescatori lacchesi nella parte sommersa dello scoglio esisterebbero i locali dove venivano tirate a secco le imbarcazioni. Lacco è una parola greca, viene da lakkos, pietra, pietroso. Un luogo arido era all'inizio dei tempi, quando le eruzioni del Marecocco, del Caccaviello e di Monte Vico lo fecero sembrare una landa desolata. La parte superiore, non per niente, la chiamano Fango, perchè da lì scendeva sempre una colata d'acqua, terra e tronchi che erano i ricordi visibili di ciò che accadde millenni fa. Ma quelle eruzioni portarono anche cose buone, cavità naturali dalle quali sgorgava acqua. Le fonti di Lacco, rinomate nel mondo: il Capitello, San Montano. Acqua che può guarire. L'aggettivo "Ameno" lo aggiunse un decreto regio del 1863, unico comune d'Italia a ricevere quest'appellativo, perchè Lacco è veramente un posto tranquillo. Lo scoprirono per primi i greci, che sbarcarono nella caletta di S. Montano. Lacco primo paese d'Italia, prima città propriamente detta. Il Cummenda non sapeva queste cose, a lui piaceva Lacco perchè era così, era vera, era un posto dove riposare, guardare i tramonti, e pensare alla vita.

Foto d'epoca: Pio Monte della Misericordia






Pio Monte della Misericordia, 1925






Pio Monte della Misericordia, 2007

de Musset a Ischia (1830)



Ischia! E' là che tutto ci estasia
e ch'un corpetto innamorato
stringe l'anca
sopra una calza rossa attillata,
la bianca pantofola.

Povera Ischia! C'è chi ha sol visto
le tue fanciulle piedi nudi
nella polvere
le vestono a festa a caro prezzo.
Ma il sole tuo puro brilla ancora
sulla miseria loro.


Alfred de Musset, poeta e scrittore francese (1810 - 1857)

martedì 9 ottobre 2007

Repubblica o Monarchia?

Il 2 giugno 1946 ad Ischia come in tutta Italia si tenne il referendum istituzionale. Il popolo isolano si espresse con questi risultati: Monarchia 14.493 voti, Repubblica 1.646 voti.

Bernardo Tasso sul Castello

Superbo scoglio, altero e bel ricetto
Di tanti chiari Eroi, d’Imperadori:
Onde raggi di gloria escono fuori;
Ch’ogni altro lume fan scuro e negletto:
Se per vera virtute al ben perfetto
Salir si pote, ed a gli eterni onori;
Queste più d’altre degne alme, e migliori,
V’andran, che chiudi nel petroso petto;
Il lume è in te de l’armi; in te s’asconde
Casta beltà, valore e cortesia;
Quanta mai vide il tempo, o diede il cielo:
Ti sian secondi i fati; il vento, e l’onde
Rendanti onore, e l’aria tua natia
Abbia sempre temprato il caldo e ‘l gelo.


Bernardo Tasso, poeta italiano, padre di Torquato, (1493 -1569)

lunedì 8 ottobre 2007

Capote a Forio

“Allorché la Principessa entrò nella caletta di Porto d'Ischia, alla vista dei tenui, scorticati colori pastello delle case intorno, il paesaggio ti parve tanto intimo e soddisfacente quanto il battito del tuo stesso cuore.“

Truman Capote, scrittore (1924 - 1984)

Foto d'epoca: Pilastri




Pilastri, 1910










Pilastri, 1935











Pilastri, 2007

Dall'altra parte

Dall'altra parte c'è Forio. Atlante occidentale. Forio la dotta, la rossa, anzi granata, la medievale. Forio del tramonto, del raggio verde, dell'aria salubre calda delle terme. Dall'altra parte Forio, fuori dall'Insula minor, il suo nome pare derivi da "Fuori io!", il grido che lanciò un castellano stanco di vivere con ottomila persone su uno scoglio. Voleva spazi aperti, cieli grandi, e il vento da sentire sul volto. Dall'altra parte c'erano. E se ne andò dall'altra parte.
Alcuni studiosi ritengono che il nome venga dal phòros greco, ferax latino, fertile italiano. Terra fertile, la terra foriana, terra di vini robusti, rossi, anzi granata. Altri ricercatori prendono a prestito lo stemma del comune, una rosa candida, e fanno derivare il nome da "fiorito". La rosa era il simbolo del vassallaggio: veniva portata in dono al Governatore dell'isola come dimostrazione di fedeltà. No. Forio è troppo diversa, amante della sua libertà, non si è piegata mai al resto dell'Isola, che poi vuol dire al resto del mondo.
Negli scritti del Cinquecento si faceva chiamare Forino, e poi Fiorio, probabilmente un appellativo alla sua capacità di rifiorire dopo le catastrofi, fossero invasori o terremoti. E' che dall'altra parte si vive così, non si mette la testa sotto i sassi, si va con gli occhi aperti e ci si saluta guardandosi dentro. Sono passati tutti qua. Dai Visigoti ai Turchi, volevano sottometterla, Forio. Hanno creduto di esserci riusciti. C'è un nome, bizantino nei modi e nei tempi: Khoria. Veniva dato ai luoghi indifesi esposti ad attacchi, come Forio, caratterizzato da una lunga fascia costiera ed un terreno pianeggiante nell'interno, privo di difese naturali. Troppo facile da catturare. Provate a catturare invece i Foriani, gente dura, persone che la libertà ce l'hanno dentro. E' che quando nasci dall'altra parte, e non hai uno scoglio dove ripararti, la libertà la costruisci dentro di te.

domenica 7 ottobre 2007

Auden a Forio


... sono commosso dalla Partenopea intrisa di luce, il mio grazie è per te, Ischia, cui un buon vento m’ha portato a goderti con dei cari amici da sporche città produttive.Come bene correggi i nostri occhi feriti, come dolcemente ci insegni a vedere uomini e cose in prospettiva sotto la tua luce uniforme. Nobili i piani dell’ingegnere dalla camicia inappuntabile, ma la fortuna, tu dici, fa di più. Che disegno potrebbe aver lavato con tali delicati gialli e rosa e verdi i tuoi porti peschieri contro l’ampio Epomeo, aggrappati alle rigide pieghe della tua gonna?... Le calde sorgenti che tradiscono la sua febbre segreta svincolano la giuntura irrigidita e migliorano l’atto venereo...

Auden, Wystan Hugh (1907-1973). Poeta e commediografo anglo-americano.

Il platano di Lamartine

Così O. Buonocore (Leggende ischiane) chiama il secolare albero dalla larga chioma che fa da spartitraffico presso il porto d’Ischia davanti alla Chiesa di S. Maria di Portosalvo. Secondo lo scrittore ischitano il poeta francese incontrava nei suoi pressi le damigelle della Corte di Napoli, quando i regnanti soggiornavano nell’isola.

sabato 6 ottobre 2007

Faccio una casamicciola

Termine entrato nel parlare comune e nel vocabolario per indicare una situazione di caos e di grande confusione (come “fare un quarantotto”), dopo i terremoti del 1881 e quello terribile del 28 luglio 1883 che colpì la cittadina isolana. Tipica un’espressione nelle commedie di Eduardo de Filippo: “Faccio una casamicciola”. Oggi, allontanatosi nel tempo il ricordo di quell’evento, il lemma comincia a non esser più riportato nei dizionari.

Campane a martello - Tocsin


Film drammatico-sociale del 1949, Italia.
Regia: Luigi Zampa.
Attori: Eduardo De Filippo, Gina Lollobrigida, Yvonne Sanson, Carlo Romano, Ernesto Almirante, Salvatore Arcidiacono, Ada Colangeli, Vittoria Febbi, Carlo Giustini, Clelia Matania, Francisco Mazzola, Pasquale Misiano, Carlo Pisacane, Gino Saltamerenda, Agostino Salvietti, Francesco Santoro. -
Trama: Agostina è una cameriera, che nell’immediato dopoguerra s’è messa a fare la “signorina”. I suoi risparmi li manda via via al parroco del suo paese, perché glieli conservi. Partiti gli alleati, Agostina si reca al paese, per ritirare i suoi denari. Ma qui l’attende una sgradevole sorpresa. Il vecchio parroco è morto e il nuovo, Don Andrea, non sapendo in un primo tempo a quale uso è destinata quella somma, se n’è valso per creare un orfanotrofio. Ora i denari sono spesi e Don Andrea invoca ulteriori soccorsi. Quando apprende la vera origine dei risparmi di Agostina, Don Andrea, ammalato di cuore, per poco non resta fulminato. Per restituire almeno in parte il denaro, immagina uno stratagemma. Fa suonare le campane e alla popolazione accorsa dichiara che non ha più i mezzi per provvedere alle orfanelle. Ha chiesto invano al sindaco di destinare all’ospizio i denari raccolti per erigere un monumento. Ora è costretto a chiudere l’ospizio ed affida le orfanelle alla popolazione. Le bambine piangenti passano la notte sui gradini del sagrato; ma il sindaco di fronte alle proteste della popolazione manda i denari al parroco, che vuol consegnarli ad Agostina. Ma questa vi rinuncia, e Don Andrea, per le varie emozioni, muore.

Berkley a Testaccio

«...Sorgenti e ruscelli accrescono poi la bellezza di questo paesaggio alla cui ricchezza si contrappongono zone rocciose, aride e spoglie... corona la scena una grossa montagna che spicca al centro dell’isola, lungo i fianchi, città e villaggi in opposizione scoscesa, l’uno sopra l’altro, creano uno spettacolo di straordinaria originalità»

George Berkley, filosofo. Testaccio, autunno 1717

Appuntamento a Ischia


Film del 1960 - Italia. Altro titolo: Rendez-vous à Ischia.

Regia: Mario Mattòli.

Attori: Domenico Modugno, Antonella Lualdi, Paolo Ferrari, Carlo Croccolo, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Mina, Pippo Franco, Maria Grazia Gazzoni, Linda Christian, Yvette Masson, Pietro De Vico, Elsa Vazzoler, Ugo D’Alessio, Ughetto Bertucci, Mimo Billi, Mario Castellani, Luigi Pavese, Alberto Sorrentino, Alberto Talegalli, Carlo Taranto, Elvira Tonelli, Toni Ucci.

Trama: Mimmo è un acclamato cantante di canzoni moderne, che porta intorno per il mondo la sua arte in continue torunées. Il cantante è vedovo ed ha una figlioletta di nove anni, Letizia, che è costretta a seguire il padre nel suo vagabondaggio, a meno che Mimmo non decida di metterla in collegio, come consiglierebbe Mercedes, sua compagna d’arte ed amica. Letizia fa la conoscenza di Mirella Argenti, una buona ragazza, figlia di musicisti e fidanzata ad un direttore d’orchestra, Paolo, e questo incontro casuale suscita nella bimba il desiderio di avere Mirella come madre, e la induce a mettere in opera delle astuzie per far sì che il suo sogno si avveri e sia allontanata Mercedes. Le astuzie di Letizia provocano situazioni imbarazzanti, che inducono Mimmo a mettere la bimba in collegio; la riprenderà in casa, con sua grande felicità, solo dopo aver sposato Mirella.

Ischia mia


Totò negli anni 1950 era solito frequentare Ischia, per la quale scrisse la canzone “Ischia mia”, successivamente diventata “Ischia paravise ‘e giuventù”. La canzone è del 1946 ed è stata portata al successo da Giacomo Rondinella.


Fra tante belli cose c'ha criato
'o Padreterno 'ncopp' a chesta terra,
na cosa ha fatto che nce s'è spassato:
mmiez' a nu golfo nu pezzullo 'e terra.
E 'ncoppa a chesta terra profumata,
c'addora 'e pace e regna na quieta,
chest'isola da tutte decantata,
te ce ha piazzato pure na pineta.

Ischia, paraviso 'e giuventù,
Ischia, chistu mare è sempre blu!
Chistu cielo ch'è n'incanto,
chistu golfo ch'è nu vanto
chesto 'o tiene sulo tu!
Sti bellizze songhe 'o vero!
Chesto 'o dice 'o forestiero,
ca scurdà nun te pò cchiù.'

A primma vota ca nce sò venuto
'ncopp' a stu scoglio d'oro illuminato,
senza parola sò rimasto, e muto
pe chesta spiaggia me sò 'ncammenato...
Vedenno cu 'o due pezzi sti ffigliole,
'a verità?, so asciuto d' 'o sentiero:
i' ch'ero già nu poco mbriaco 'e sole,
overo, sì, aggiù fatto nu pensiero...

L'approdo

Fino agli anni trenta dell'Ottocento per raggiungere l'Isola ci si imbarcava nel primo pomeriggio da Pozzuoli su una tartana con fiocco e vela latina. Un equipaggio di quattro uomini più il timoniere. Se il vento era favorevole in due ore si arrivava al Castello Aragonese. Se non c'era vento bisognava remare anche tutta la notte. Poi a Casamicciola sbarcò il postale a ruote azionato a vapore.

Il destino di un nome


L'Isola cambiò nome molte volte. La sua storia è piena di popoli invasori che la battezzarono ogni volta con un nome nuovo. Ischia accoglie in sè i suoi significati, lei, unica significante, immune ai nomi, alle dominazioni, anche all'acqua bollente o ai terremoti. Dorme di un dormiveglia, assorta in un destino da decifrare, attenta a rimanere Isola, distante e diversa dal continente.

Il primo nome, più antico, era Pitecusa. Alcuni studiosi lo fanno derivare dal greco Pythecusae. Il termine potrebbe significare "zona infestata da scimmie". La derivazione ormai la possiamo considerare errata. E' certo che in Africa esistevano tre Pythecusae, che effettivamente erano piene di scimmie, gli studiosi dell'epoca fanno confusione con quest'Isola. Altri studiosi fanno venire il nome da Phitos, che vuol dire vaso di creta. L'isola era davvero ricca di questo materiale che veniva esportato in tutto il Mediterraneo. Ma i professori grecisti sostengono che da Phitos sarebbe dovuto derivare il nome Phitusae, e non Pitecusa. Oltretutto i greci non furono i primi abitatori dell'Isola. I Fenici probabilmente lo furono. Utilizzarono l'Isola come porto di scambio merci con gli Etruschi. Dalla loro lingua più probabilmente deriva il nome "pithecas expandem ignem", terra che spande fuoco.

I Romani ribattezzarono la zona che dal Castello Aragonese arriva fino a San Pancrazio "Aenaria". Secondo certi studiosi il nome viene dall'emigrante Enea in rotta verso Roma che qui si riposò. Altri ricercatori fanno risalire il nome di nuovo alle scimmie, scrivono la parola senza dittongo e diventa "ab enaribus" senza narici, come le scimmie. Il De Siano studioso dell'isola fa derivare il nome da Oinaria, dal dialetto etrusco, che vuol dire vitifera. Ma la presenza della coltura della vite, al tempo, non è affatto sicura. I nomi con cui l'Isola era chiamata in tempi romani erano anche Arime ed Inarime, che sempre da quella radice provengono.

Il nome nuovo, Ischia, viene scritto per la prima volta su un documento papale dell'VIII sec. Probabilmente viene dal latino Isclam, Isola per eccellenza. Altri la fanno derivare da Ixion, il femore in greco, perchè la forma dell'Isola lo ricorda. Taluni lo fanno risalire ad Ischion, potente, forte, baluardo, facendo riferimento all'allora inespugnabile Castello. Altrimenti deriva da Ischi, Apollo padre di Esculapio guaritore d'ogni male, a cui l'Isola in quei tempi era dedicata. Qualcun altro crede che il nome derivi da I - schra, terra nera, per il colore che assumeva dopo un'eruzione. Omero la chiamava Scheria, la terra dei Feaci, nell'Odissea.


Lo Scuotiterra, udito questo appena,
Si portò a Scheria in fretta, e qui fermossi.
Ed ecco spinta dagl'illustri remi
Su per l'onde venir l'agile nave.
Egli appressolla, e convertilla in sasso,
E d'un sol tocco della man divina
La radicò nel fondo. Indi scomparve.