sabato 6 ottobre 2007

Il destino di un nome


L'Isola cambiò nome molte volte. La sua storia è piena di popoli invasori che la battezzarono ogni volta con un nome nuovo. Ischia accoglie in sè i suoi significati, lei, unica significante, immune ai nomi, alle dominazioni, anche all'acqua bollente o ai terremoti. Dorme di un dormiveglia, assorta in un destino da decifrare, attenta a rimanere Isola, distante e diversa dal continente.

Il primo nome, più antico, era Pitecusa. Alcuni studiosi lo fanno derivare dal greco Pythecusae. Il termine potrebbe significare "zona infestata da scimmie". La derivazione ormai la possiamo considerare errata. E' certo che in Africa esistevano tre Pythecusae, che effettivamente erano piene di scimmie, gli studiosi dell'epoca fanno confusione con quest'Isola. Altri studiosi fanno venire il nome da Phitos, che vuol dire vaso di creta. L'isola era davvero ricca di questo materiale che veniva esportato in tutto il Mediterraneo. Ma i professori grecisti sostengono che da Phitos sarebbe dovuto derivare il nome Phitusae, e non Pitecusa. Oltretutto i greci non furono i primi abitatori dell'Isola. I Fenici probabilmente lo furono. Utilizzarono l'Isola come porto di scambio merci con gli Etruschi. Dalla loro lingua più probabilmente deriva il nome "pithecas expandem ignem", terra che spande fuoco.

I Romani ribattezzarono la zona che dal Castello Aragonese arriva fino a San Pancrazio "Aenaria". Secondo certi studiosi il nome viene dall'emigrante Enea in rotta verso Roma che qui si riposò. Altri ricercatori fanno risalire il nome di nuovo alle scimmie, scrivono la parola senza dittongo e diventa "ab enaribus" senza narici, come le scimmie. Il De Siano studioso dell'isola fa derivare il nome da Oinaria, dal dialetto etrusco, che vuol dire vitifera. Ma la presenza della coltura della vite, al tempo, non è affatto sicura. I nomi con cui l'Isola era chiamata in tempi romani erano anche Arime ed Inarime, che sempre da quella radice provengono.

Il nome nuovo, Ischia, viene scritto per la prima volta su un documento papale dell'VIII sec. Probabilmente viene dal latino Isclam, Isola per eccellenza. Altri la fanno derivare da Ixion, il femore in greco, perchè la forma dell'Isola lo ricorda. Taluni lo fanno risalire ad Ischion, potente, forte, baluardo, facendo riferimento all'allora inespugnabile Castello. Altrimenti deriva da Ischi, Apollo padre di Esculapio guaritore d'ogni male, a cui l'Isola in quei tempi era dedicata. Qualcun altro crede che il nome derivi da I - schra, terra nera, per il colore che assumeva dopo un'eruzione. Omero la chiamava Scheria, la terra dei Feaci, nell'Odissea.


Lo Scuotiterra, udito questo appena,
Si portò a Scheria in fretta, e qui fermossi.
Ed ecco spinta dagl'illustri remi
Su per l'onde venir l'agile nave.
Egli appressolla, e convertilla in sasso,
E d'un sol tocco della man divina
La radicò nel fondo. Indi scomparve.

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